
Comunicato pubblico delle comunità rivierasche del lago Lleu-lleu



Comunicato pubblico
Le comunità rivierasche del lago Lleu-lleu comunichiamo all'opinione pubblica nazionale e internazionale oggi mercoledì 19 dicembre 2018 quanto segue:
A partire dall'istallazione dello stato cileno (processo di "pacificación" 1870), esso da solo ha portato miseria e sofferenza per la nostra gente, e ancor più dall'inizio del processo dittatoriale (tuttora vigente, dovuto al fatto che ancora siamo sotto la Costituzione del 1980) il quale fu estremamente violento con i nostri fratelli, laddove lo stato sistematicamente attraverso la sua polizia ha colpito e perseguitato, incarcerandoci e obbligandoci a vivere dipendendo dalle sue politiche di sussidi, volendo controllare finanche il modo di vivere della nostra gente, dividendoci, trasformandoci in consumisti e individualisti per mantenerci sotto il controllo con il modo di vita capitalista...
Oggi diciamo, con forza e unità, BASTA!
Come conseguenza, dichiariamo quanto segue:
Kiñe [1]: 11 comunità circostanti al lago lleu Lleu hanno iniziato il processo di recupero e occupazione delle nostre terre ancestrali che legittimamente ci appartengono.
Epu [2]: l'obiettivo di questo recupero è proteggere il nostro lago Lleu lleu in tutti i suoi ambiti: spirituale, culturale, ambientale e poter decidere autonomamente qual'è il modello di sviluppo che vogliamo, per il benessere della nostra gente in comunione con la nostra Ñuke Mapu [Madre Terra n.d.t.].
Kula [3]: oggi siamo riusciti ad autoconvocarci in modo trasversale, siamo più 500 fratelli (Papay, chachay, wechekeche, picheke, peñis, lamuen e wenuy) che abbiamo occupato il fondo Choke, per iniziare il processo di ripopolamento di tutta la riviera del nostro lago Lleu lleu, allontanando le forze repressive dello stato insieme a qualsiasi accenno dominio impresariale-forestale.
Meli [4]: facendo uso del nostro legittimo diritto a decidere autonomamente rispetto a cosa fare del legname che si trova nelle nostre terre usurpate, dichiariamo che non lasceremo che si attivino le assicurazioni delle imprese forestali, per tanti non bruceremo le piantagioni, ma le elimineremo in modo che servano per la costruzione di ponti, stalle, abitazioni, mobili e qualunque altro prodotto di cui necessitiamo per procedere nel ri-abitare il nostro territorio usurpato, e inoltre dichiariamo che l'obiettivo è cambiare il modello produttivo, dalla selvicoltura ad uno che si accordi con il nostro antico modo di vivere, sviluppando agricoltura, allevamento, apicoltura, per veder rinascere i nostri boschi che ci fanno lawen [erbe curative, n.d.t.] e frutti silvestri, far rinascere le nostre sorgenti perché l'acqua torni a nascere e scendere dalla cordigliera di Nahuelbuta, in modo da alimentare l'equilibrio naturale del nostro lago.
Kechu [5]: i confini naturali dei nostri antenati sono: il fondo Becker a nord, a sud il fiume Pallaco, a ovest la rivera del lago e a est fino a Charrocura, totalizzando 20.000 ettari in processo di recupero, dove ricostruiremo il nostro lof [comunità indigena, n.d.r.], rispettando così i processi di resistenza che abbiamo iniziato in questi anni nel nostro territorio ancestrale
Kayu [6]: facciamo un'energica chiamata a tutti i nostri fratelli ad appoggiare e a non zoppicare nella legittima lotta del nostro popolo nazione mapuche, a stare fermamente a lato delle nostre famiglie che oggi soffrono gli attacchi dello stato cileno e dei suoi apparati di sicurezza, a esigere la liberazione dei nostri prigionieri politici, e a non permettere più nessun abuso contro la nostra infanzia...
Oggi è il momento di alzare la nostra voce e gridare libertà e autonomia per il nostro popolo, lo stato cileno ha perduto valore persino tra la propria gente, salutiamo e solidarizziamo anche con tutto il popolo povero, che soffre l'abuso e la persecuzione politica, per il solo fatto di lottare.
Regle [7]: le comunità esigiamo il ritiro immediato delle imprese forestali dal nostro territorio e degli apparati repressivi che curano solo gli interessi del capitale, nazionale e internazionale, dando un prezzo e mercanteggiando le mal chiamate "risorse" naturali, che sono parte fondamentale della nostra cosmovisione e del modo di vita che dai tempi remoti sono scolpiti nella nostra memoria, che sicuramente torneranno a rinascere in ognuna delle gocce di sudore che cadranno prodotte dal nostro lavoro comunitario nella nostra Ñuke [madre n.d.r.] e in ogni conversazione intorno al fuoco eternizzato delle nostre rucas [capanne tradizionali n.d.r.].
Purra [8]: infine, dichiariamo che non permetteremo l'intromissione di alcun apparato dello stato cileno, né di alcun organismo che lo rappresenti, assumeremo il nostro destino nel modo mapuche, Così come ce lo insegnarono i nostri antenati.
Amulepe taiñ weichan
[che continui la nostra lotta b.d.r.]
Comunità
Venancio Ñeguey, sector choke / Juan huichalao Porma, Choke, / Esteban Yevilao, choke/ Lorenzo Lepin Millahual, Rankilwe Chico/ Jose Lincopan Lepuman, rankilwe grande/ Francisco Millabur Cau cau, Rankilwe Grande/ Lorenzo neculqueo, sector Txanakepe/ Humberto Millahual, mikiwe/ Lorenzo Pilquiman, Mikiwe/ Salto Lorcura, sector Lorcura/Segundo yevilao, rankilwe chico/
* Regione del Bío Bío, provincia di Arauco, Cile"
Camilo Catrillanca, comunero mapuche 24 años, muere por disparo de Carabineros
Nel pomeriggio del 14 novembre 2018 è stato ucciso, per mano del Comando Jungla dei carabinieri cileni, il giovane Camilo Catrillanca, nipote del lonko (capo politico e spirituale) Juan Segundo Catrillanca della comunità Tradizionale di Temucuicui e figlio di Marcelo Catrillanca, storico attivista del popolo Mapuche.
Denunciando il tragico risultato dell’azione sconsiderata del Comando Jungla dentro il territorio della comunità, ricordiamo che questo reparto antiterrorismo dei carabinieri è stato creato dallo stato Cileno e formato in Colombia con il fine di reprimere le comunità Mapuche in lotta per i propri diritti di terra e autonomia.
Come associazione di osservatori umanitari, con quasi 10 anni di permamenza nelle comunità mapuche oggetto di questa repressione, siamo partecipi dello sdegno, della rabbia e della frustrazione che provano la famiglia, le comunità mapuche e le organizzazioni umanitarie locali; denunciamo che si è trattato di un omicidio sangue freddo per le modalità con cui è avvenuto il fatto e che stanno emergendo già a poche ore di distanza.
Per saperne dipiù collegati al sito dell'Associazione Il Cerchio
Sostieni le nostre iniziative
Akicita è un'associazione di sostegno ai Nativi del Nord America.
Costituita parecchi anni fa, secondo le indicazioni e i consigli di anziani di varie tribù, per dare voce in Italia a una minoranza costretta spesso a una condizione di silenzio e isolamento.
Nel corso degli anni ha avuto diversi nomi ed è stata animata da diverse persone, ma ha conservato le stesse finalità.
È composta da volontari che, per seguire una loro grande passione, dedicano parte del loro tempo e del lavoro ai nativi.
È possibile collaborare alle attività dell'Associazione, contribuire con versamenti sul conto corrente bancario intestato ad AKICITA ONLUS.
IBAN: IT98Q0623052520000035225192
Il nostro sostegno è rivolto principalmente a progetti di autodeterminazione (la clinica autogestita di Porcupine in Sud Dakota, i college tribali) e in particolare al programma gestito da Marian One Star Sorace: “SOUP KITCHEN” pasti caldi per anziani, famiglie disagiate e senzatetto, nella Riserva Lakota di Rosebud. I fondi sono destinati anche a situazioni d’emergenza